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Anche quest'anno in Cantina Parovel si è tenuta una degustazione verticale per esperti del settore e winelovers. Alla guida della serata la giornalista e sommelier Liliana Savioli con l'aiuto del nostro vigniaiolo e cantiniere Euro Parovel per scambiarsi idee, confrontarsi, studiare insieme e mettere a confronto le annate, condizioni climatiche, interventi fitosanitari e lavorazioni specifiche. L’anno scorso è stata scelta la Vitovska, quest’anno è toccato a un altro caposaldo della viticoltura della nostra famiglia: “Malvasia, Malvasia, la più bella che tu sia” 8 annate così diverse fra loro caratterizzate da climi diversi, data l’instabilità delle ultime estati. Oggi, grazie alla maturazione in bottiglia, Parovel  ha costruito un piccolo archivio che costituisce un patrimonio di confronti a cui poter attingere.

parovel malvasia trieste carso verticale

Presenza fissa dell'enologo Claudio Fabbro quest'anno accompagnato dallo storico Fulvio Colombo che con la presentazione "Malvasia & Parovel, un amore di lunga data" ci ha illustrato la storia della Malvasia. 

La Malvasia istriana è un termine con il quale vengono indicati numerosi vitigni, per cui è anche appropriato parlare di "Malvasie“. Alcuni di questi si differenziano notevolmente tra loro per morfologia delle piante, colore, sapore e composizione biochimica del frutto, precocità di maturazione, produttività ed attitudine alla vinificazione. I molti vitigni denominati Malvasia hanno spesso in comune soltanto il nome, derivante da una città greca del Peloponneso, Monenbasia, Monemvasia o Monovasia, che significa "porto ad una sola entrata", città che per assonanza con il nome greco fu ribattezzata dai Veneziani "Malvasia”. L’uso di tale appellativo viene utilizzato alle origini da parte dei veneziani per indicare prima i vini dolci ed alcolici provenienti dalla parte orientale del Mediterraneo, poi anche i locali di Venezia nei quali se ne svolgeva il commercio. Della Malvasia istriana si hanno tracce sin dal 1300.

Una curiosità storica che colpisce è che nel Catasto Franceschino del 1823 la località Caresana-Mačkolje, luogo natio della famiglia Parovel, viene giudicata più che positivamente per lo stile di vita degli abitanti: "Non si può dire che questi abitanti siano agiati, ma però il loro metodo di vivere, e di vestire prova che sono ben lontani dallo stato di povertà in cui si attrova una gran parte del Distretto medesimo. Il loro ben essere dipende unicamente dal prodotto del vino, il quale, attesa la vicinanza della Città di Trieste si smercia prontamente, ed in riflesso alla sua buona qualità ha sempre un prezzo alto in confronto di quello delle altre Comuni circonvicine. Questo pronto, ed avantaggioso smercio anima gli agricoltori a dedicarsi con sempreppiù impegno nella coltura delle viti, e nell'aumento delle sudette."

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La coltivazione della Malvasia istriana, e di altri autoctoni, è portata avanti da virtuosi che non vogliono scendere a tutti i costi a patti col mercato, operando in una nicchia che non ha una vasta produzione, ma offre prodotti di alta qualità, una “viticoltura eroica” che vuole che il proprio vino possa vivere anche dopo 4-5 anni dalla sua vendemmia e che agisce in modo che questo possa esser possibile. La Malvasia Parovel, prima nella linea Vinja Barde ed ora nella linea Barde, viene vinificata in bianco senza lo sviluppo di tannini. Il percorso a ritroso ci ha portato a degustare le annate della Malvasia Pôje Barde Parovel 2016, 2015, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009, 2005 e a fini puramente didattici le 2017 e 2018. Tutti questi vini provengono da vigneti che oggi hanno trent’anni di media e nei quali non viene praticata irrigazione. La presenza sanificatrice di costanti brezze e della Bora permettono da sempre interventi minimi,  regalando al vignaiolo un’uva molto sana che contiene in sè molta sapidità e mineralità, che l’affinamento in bottiglia esalta, anche dopo molti anni.

Per un approfondimento tecnico citiamo gli appunti di degustazione Ada Regina Fereire:

Malvasia 2005 - Naso complesso, albicocche sciroppate, speziatura evidente, pasta di mandorle, in bocca sapido, caldo e fresco, lieve astringenza finale. Ancora vibrante.

Malvasia 2009 - Sentori di torba, iodio, evocazioni marine e allo stesso tempo mielato . Il bouquet si apre pian piano con un certo tempo nel calice rievocando la frutta. Corpo più esile per una maggiore bevibilità.

Malvasia 2010 - Bouquet floreale e delicate erbe aromatiche come la salvia e maggiorana. Buona la sapidità e relativa freschezza. Chiusura lievemente astringente e amarognola.

Malvasia 2011 - Note dolci, fiori gialli, miele di corbezzolo. Accenni di bottle aging che accentua la complessità. In bocca voluminoso, con maggiore rotondità e minor freschezza.

Malvasia 2012 - Decisamente fruttata, note di miele e delicata spaziatura. Ottimo corpo con buona persistenza.

Malvasia 2013 - Prevalenza di erbe aromatiche a impronta mediterranea, fruttato con tendenza agrumata, dopo un pò appaiono note floreali di acacia e sambuco. In bocca leggero pizzicore. Integra la sapidità

Malvasia 2015 - Olfatto inizialmente più contenuto comunque di sensazioni dolci come marzapane. In bocca molta sapidità e moderata persistenza.

Malvasia 2016 - Elegante naso di fiori bianchi e erbe fini. Ottima sapidità con lunga persistenza e chiusura agrumata.

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